Licodia Eubea (Licuddìa in siciliano) è un comune italiano di 2 764 abitanti della città metropolitana di Catania in Sicilia.
Geografia del Territorio...
Il paese sorge a 600 metri di altezza sul livello del mare, sul versante nord-occidentale dei Monti Iblei, e si adagia su due colli, quello del Castello medievale e quello del Calvario. Tra i due colli giace il quartiere "Carmine" con l'omonima chiesa. Il più grande corso d'acqua che attraversa il comune di Licodia Eubea è il fiume Dirillo, che forma nel suo territorio il Lago Dirillo, un bacino artificiale.
Storia del nome:
Il toponimo è composto da due elementi, di origine differente.
Il più antico è "Eubea", derivante dall'identificazione del territorio con il luogo in cui i calcidesi di Lentini fondarono, nel 650 a.C., una colonia con questo nome.
In seguito, durante il medioevo, il toponimo Eubea fu sostituito da "Licodia". Solo nel 1872 il Consiglio comunale decise di utilizzare entrambi i toponimi, aggiungendo a partire dal 1873 (RD n. 1224 del 13 gennaio) il nome di Eubea a quello di Licodia, da cui l'attuale toponimo di Licodia Eubea. Era convinzione, allora diffusa, che la cittadina fosse l'erede d'Euboia (Cluverio), la sub-colonia greca, fondata dai greci di Lentini verso la metà del VII sec. a.C. e distrutta da Gelone nel 482 a.C. (Erodoto).
Sorge sul colle omonimo (Colle Castello) a poca distanza dal centro abitato di Licodia Eubea. Sorto probabilmente su una preesistente fortificazione greca o araba, fu costruito grazie all'intervento di Federico II di Svevia e assunse l'aspetto di un castello in epoca medioevale per mano di Manfredi di Sicilia durante l'agitato periodo che precede l'occupazione angioina. Nel 1275 venne assegnato al nobile francese Gerardo de Artus, ed in seguito si susseguirono i Santapau e i Ruffo. Venne semidistrutto dal terremoto del 1693, infatti, oggi è possibile ammirare diversi resti di mura e soffitti e un torrione cilindrico. Una feritoia e una porta sono ancora visibili.
Chiesa di Santa Margherita (basilica chiesa madre)
Sotto la mole della rocca, a nord est, è la chiesa madre dedicata a Santa Margherita patrona del paese. Costruita nel 1621 con fondi pervenuti per testamento canonico Don Martino La Russa, venne distrutta dal terremoto del 1693 e ricostruita a partire dal 1719.
Nel prospetto, scompartito da lesene corinzie, si aprono gli elegantissimi portali, tra cui, particolarmente ricco, quello centrale ornato dallo stemma della famiglia Santapau e la scultura di una donna (forse Cibele o Cerere) con frutta sulla testa turrita; ai lati due medaglioni con personaggi. Il campanile quadrangolare venne consacrato nel 1738. L'interno, a pianta basilicale a tre navate, conserva notevoli opere d'arte, tra cui, nell'altare della cappella in fondo alla navata di destra, una bella statua lignea di S. Antonio Abate scolpita da Giovanni Battista Galone, nel 1617.
Il tempio si presenta ad una sola navata e risulta uno degli edifici, ancora esistenti e funzionanti, più antichi del territorio. Il prospetto della chiesa è molto semplice e provvisto di una possente gradinata che da sul lato destro. La chiesa, infatti, risale al 1300 all'incirca, e resistette al terremoto del 1693. Già in passato sullo stesso luogo, sorgeva una chiesa dedicata a San Giovanni e San Nicola, poi cambiata nell'attuale e dedicata alla martire di Siracusa. La chiesa di Santa Lucia, nel corso dei secoli, ha subito vari cambiamenti. Nel 1947 , infatti, la chiesa venne eretta parrocchia e in corrispondenza di tale evento fu costruita l'attuale torre campanaria in mattoni rossi, posta sul lato sinistro del tempio. Il campanile è sormontato da un'alta guglia a piramide. In passato accanto alla chiesa, sorgeva un altro campanile simile a quello della chiesa madre, ma nel'47 venne, appunto, abbattuto e sostituito dall'attuale. Nel 1947 furono cambiate pure le pavimentazioni della chiesa, con le attuali piastrelle in scaglia di marmo. All'interno la chiesa, ospita la statua di Santa Lucia, portata in processione il 13 dicembre, e un simulacro in legno dorato di una Madonna su di un trono insieme a San Giovannino e Gesù bambino. Inoltre sono presenti altre statue tra cui una di san Nicola, vecchio patrono della chiesa, e il complesso statuario in legno del Cristo che porta la croce e il Circello, in licodiano Ciurciddu.
La chiesa del Crocefisso fu edificata nel 1607, anno riportato sulla trave del portone d'entrata. Il tempio fu fatto costruire da Don Ascenzio De Pisanis, religioso di origine catalana, sotto il regno di Filippo III di Spagna e sotto il marchesato di Vincenzo Santapau. La chiesa attuale sostituì una cappella rupestre dedicata alla S.S Trinità. Uno dei due nomi con cui è chiamata la chiesa , ossia dell'Ospedale, deriva dal fatto che una struttura ospedeliera , già funzionante dal 1500, era annessa ad essa. La chiesa del Crocifisso è una delle più ben conservate strutture religiose di Licodia. Infatti il tempio resistette al terremoto del 1693 e ancora oggi si conserva in tutto il suo splendore. Il prospetto della chiesa è caratterizzato dalla torre campanaria che ospita l'orologio comunale e una campana di particolare pregio storico. La campana in questione risale al 1489.
La chiesa a livello strutturale si presenta ad una sola navata arricchita da due monumenti funebri in marmo della famiglia Interlandi, che tanto diede per la chiesa nel passato. La chiesa ospita due belle tele di Sant'Antonio abate, compatrono di Licodia, e un'altra tela che raffigura la deposizione. Di particolare pregio artistico e storico, un Crocefisso ligneo forse della scuola di padre Umile, che è appoggiato su di una parete reliquiaria sul lato sinistro del tempio. Il crocefisso è molto simile a quello della chiesa dell'Ospedale o Crocefisso di Licodia Eubea. Sovrasta l'altare maggiore la statua della Madonna del monte Carmelo patrona della chiesa, e ancora oggi portata in processione nella prima domenica di agosto. Altra statua importante è quella di san Giuseppe interamente scolpita in legno e portata in processione il 19 marzo. Di particolare pregio è il simulacro ligneo del profeta Elia risalente al XVII secolo e di autore ignoto. La statua del profeta è molto imponente ed è composta da più blocchi di legno massello. Senza dubbio è di grande interesse il pulpito ligneo, decorato da effigi di Santi, Papi e Beati dell'ordine carmelitano.
La chiesa si presenta a pianta ottagonale e non ha nessuna torre campanaria. In passato fu dedicata probabilmente alla Madonna delle Grazie. La chiesa ha tre aperture equidistanti di forma circolare ed una sola porta di accesso. Dal poggio dove è sita la chiesa si vede la parte del borgo con il campanile della chiesa di Santa Lucia. All'interno , si vedono ancora tracce di affreschi e stucchi. Inoltre è ben visibile quelche rimane dell'altare maggiore. Sulla trave di appoggio interna del portone è stata casualmente trovata incisa la data 1768. Oggi il tempio è sconsacrato e risulta essere l'unico edificio religioso ancora esistente, sito fuori dal centro urbano di Licodia Eubea.
Il lago Dirillo si tratta di un lago artificiale realizzato attraverso lo sbarramento del fiume Dirillo tramite la diga Ragoleto. Il bacino della capacità di oltre 20 milioni di metri cubi, è stato attrezzato come zona turistica sportiva e consente, oltre alla pesca, la pratica del canottaggio. Il lago è incastonato in un paesaggio ricco di verde che farebbe pensare di non essere al centro della Sicilia. Le acque sono popolate da varie specie ittiche lacustri come il luccio, la trota, la carpa ed il persico.
Superficie 1,11 Km quadrati, profondità massima 46 metri